giovedì 31 maggio 2012

Edoardo Costa rischia grosso."RUBÒ DENARO DATO IN BENEFICENZA"



La Procura di Milano ha chiesto a suo carico la condanna a 4 anni di reclusione e al pagamento di 1.800 euro di multa. L'attore reso famoso in Italia dalle soap opera “Vivere” è accusato di essersi appropriato di circa 570mila euro dei 650mila donati a una onlus che lui presiedeva per aiutare i bambini dei Paesi più poveri nel mondo. La richiesta è stata formulata dal Pubblico Ministero Bruna Albertini nel procedimento con rito abbreviato chiesto dall'imputato, dopo il decreto di citazione diretta a giudizio firmato dal magistrato.
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Costa dovrà rispondere dei reati di truffa aggravata, appropriazione indebita, falso ideologico e materiale e uso di atto falso. Il suo difensore, l'avvocato Enrico Allegro, ha chiesto al giudice Marina Zelante della terza sezione penale l'assoluzione, ritenendo i fatti contestati «inconsistenti». In subordine, il legale ha chiesto il rinvio del fascicolo al pm, perché derubrichi le accuse in fatti penali e tributari. La sentenza è prevista per il 12 luglio, dopo le repliche delle parti.
L'indagine, svolta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, aveva preso il via da alcuni servizi televisivi di «Striscia la Notizia» e «Italian Job» in cui si denunciava che l'attore si era appropriato di soldi raccolti in occasione di eventi e serate di beneficenza, attraverso associazioni senza scopo di lucro. L'inchiesta ha poi fatto luce sul destino di parte delle somme raccolte dalla onlus Ciack (Construction Intelligent Association Kids), fondata nel 2002 e presieduta dallo stesso Costa con l'obiettivo ufficiale di aiutare i bambini dei Paesi più poveri nel mondo. Secondo la ricostruzione dei finanzieri, la onlus avrebbe destinato realmente allo scopo dichiarato solo 80mila euro sui 650mila documentati. Gli investigatori, tuttavia, ritengono che la cifra raccolta sia stata in realtà molto superiore, poiché non è stato possibile quantificare tutto il denaro drenato nel corso dei vari eventi. Questo perché nella maggior parte dei casi la onlus raccoglieva denaro contante, di difficile tracciabilità. In occasione della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini un anno fa le fiamme gialle avevano inoltre sequestrato 7.325 libri fotografici, relativi ai progetti benefici promossi dall'associazione, le cui spese di realizzazione sono state pagate utilizzando denaro proveniente dalle oblazioni di aziende o privati cittadini.

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